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Obesità, la gotta come indicazione della chirurgia bariatrica

La conclusione da uno studio retrospettivo su pazienti obesi

La diagnosi di gotta può essere un’ulteriore indicazione per la chirurgia bariatrica nei pazienti con obesità. È quanto hanno concluso, in uno studio apparso sulla rivista “Rheumatology”, Jine Lu e colleghi del Qujing Second People’s Hospital di Qujing City in Cina, in base a uno studio retrospettivo su 147 pazienti sottoposti a chirurgia bariatrica per l’obesità (55 con iperuricemia e 25 con gotta) presso lo stesso nosocomio.

Dall’analisi è emerso che la riduzione media del peso, un anno dopo l’intervento, era di 30,7 chilogrammi. I valori di uricemia sono diminuiti da circa 7,04 mg/dL al basale a 5,18 mg/dL a 1-7 giorni; sono aumentati fino a 7,48 mg/dL dopo un mese per poi scendere di nuovo a 6,45 mg/dL dopo tre mesi, 5,87 mg/dL a 6 mesi e 5,51 mg/dL a 12 mesi. I ricercatori hanno osservato tendenze simili nei pazienti con iperuricemia e gotta.

Al basale, tutti i 25 pazienti con gotta avevano un valore di uricemia superiore all’obiettivo terapeutico di meno di 6,05 mg/dL, ma 10 pazienti hanno raggiunto questo livello target a 12 mesi. La riduzione media dell’uricemia in tutti i pazienti e nei pazienti con gotta è stata di circa 1,42 e 2,75 mg/dL, rispettivamente.

“Oltre al diabete  di tipo 2, anche la gotta può essere considerata un altro indicatore della chirurgia bariatrica per i pazienti con obesità”, hanno concluso gli autori. “Anche se il meccanismo con cui la chirurgia bariatrica diminuisce l’uricemia è in gran parte sconosciuto, i dati suggeriscono la compresenza di più meccanismi causali, tra cui diminuita assunzione di cibi ricchi di purine, un minore catabolismo cellulare e maggiore escrezione renale di acido urico”.