L’artrite psoriasica (PsA) è una malattia complessa in cui la remissione o la bassa attività di malattia sono oggi un obiettivo raggiungibile. Uno studio apparso sulla rivista “Rheumatology and Therapy” a firma di Fabio Massimo Perrotta ed Ennio Lubrano, dell’Università del Molise a Campobasso, individua, tra i pazienti con PsA trattati con terapie avanzate, la categoria dei super-responder (SR), esplorando i possibili fattori clinici associati al fenotipo SR.
Si tratta di un’analisi retrospettiva di una coorte longitudinale di pazienti con diagnosi di PsA e trattati con farmaci antireumatici biologici e sintetici mirati (b/tsDMARD), con almeno 2 anni di follow-up. Sono stati definiti SR i pazienti che hanno raggiunto un’attività di malattia molto bassa (VLDA) entro 6 mesi dall’inizio della terapia e che hanno mantenuto la VLDA per almeno 2 anni. I dati di tutte le visite cliniche sono stati esaminati per confermare i modelli di risposta. Sono stati inclusi i pazienti che hanno iniziato il trattamento per la PsA, indipendentemente dal precedente uso di biologici per la psoriasi. I pazienti SR sono stati confrontati con quelli non SR per identificare le differenze cliniche. Inoltre, è stata condotta un’analisi statistica di regressione logistica per valutare le caratteristiche associate alla SR.
Tra i 177 pazienti valutati, 29 (16,3%) sono stati classificati come SR. I pazienti SR erano più spesso di sesso maschile, avevano punteggi della scala analogica visiva del dolore significativamente più bassi al basale (p< 0,01), punteggio del Patient Global Assessment (p= 0,04) e intervalli più brevi tra la diagnosi di psoriasi e PsA (p= 0,04). Erano più frequentemente trattati con inibitori dell’interleuchina-17 (IL-17) al basale (37,9% vs. 19,5%, p= 0,04) e non presentavano comorbilità cardiometaboliche. L’analisi di regressione logistica ha confermato le associazioni tra lo stato di SR e il trattamento con IL-17, l’assenza di comorbilità cardiometaboliche e i punteggi di dolore più bassi.



