artrite psoriasica

PsA: upadacitinib efficace sul dolore e sulle manifestazioni assiali e periferiche

Dati real-life da 27 centri italiani confermano miglioramenti clinicamente significativi e buona persistenza terapeutica fino a 12 mesi, con un profilo di sicurezza favorevole

Il trattamento con upadacitinib (UPA) mostra efficacia nei pazienti affetti da artrite psoriasica sia in forma assiale che periferica (PsA), con miglioramenti clinicamente significativi in tutti i domini, compreso il dolore. È quanto si legge nelle conclusioni di un articolo pubblicato sulla rivista “Rheumatology” da Giuseppe Lopalco, dell’Università di Bari, e colleghi.

Obiettivo della ricerca era quello di verificare l’efficacia del trattamento con upadacitinib sulle manifestazioni assiali e periferiche della PsA, valutando la quota di pazienti che raggiunge una bassa attività di malattia (LDA) e lo stato di malattia inattiva (ID) per il coinvolgimento assiale, e la minima attività di malattia e remissione/LDA definita da DAPSA per il dominio periferico.

Il disegno retrospettivo prevedeva il coinvolgimento di pazienti provenienti da 27 centri reumatologici italiani. Sono stati raccolti dati demografici, clinici e di esito al basale, a 6 e 12 mesi. L’analisi ha mostrato che tra i 425 pazienti, 282 (66,4%) avevano una PsA periferica e 143 (33,6%) una PsA mista (periferica e assiale).

A 12 mesi, il tasso di persistenza al trattamento è stato del 75,1%, più alto nella PsA periferica che in quella mista (p= 0,039). La fibromialgia è risultata il più forte predittore di interruzione della terapia (aHR: 1,72; IC al 95%: 1,08-2,75; p= 0,022). A 12 mesi, il 38,2% dei pazienti ha raggiunto l’ASDAS-LDA e il 20,6% l’ASDAS-ID. Il tasso grezzo per minima attività a 12 mesi è stato del 59,9%. L’entesite si è risolta nell’80,2% dei pazienti (p< 0,001) e l’uso di FANS è diminuito al 32,9% (p <0,001).

Complessivamente, il dolore valutato con scala VAS è diminuito significativamente da 71,4 a 40 (variazione media: -31,4), con una riduzione del 44%, ben al di sopra del miglioramento minimo clinicamente importante. Non sono stati segnalati eventi cardiovascolari maggiori; la maggior parte degli eventi avversi è stata di lieve entità, tra cui intolleranza gastrointestinale (19%), infezioni (9,5%) e aumento degli enzimi epatici (14,2%).

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