Lupus-diagnosi

Nefrite lupica: voclosporina rimborsata anche in Italia

La decisione di AIFA va incontro ai bisogni delle migliaia di pazienti del nostro Paese

La voclosporina, inibitore orale della calcineurina sviluppato da Otsuka, sarà d’ora in poi disponibile anche in Italia in regime di rimborsabilità per il trattamento della nefrite lupica, grazie al recente via libera da parte dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA).

Il professor Sandro Feriozzi, direttore dell’UO di Nefrologia ed Emodialisi dell’Ospedale Belcolle di Viterbo, nel corso di un evento organizzato da Otsuka, ha spiegato:

nel nostro Paese la nefrite lupica interessa il 24% dei pazienti colpiti da lupus per un totale di oltre 6600 casi e più di 350 nuove diagnosi l’anno. Si tratta di una malattia renale di cui non sono ancora del tutto chiare le cause. Le alterazioni del sistema immunitario, provocate dal lupus, possono attaccare anche i ‘filtri’ del nostro organismo. I pazienti presentano un alto rischio di recidive che determinano ulteriori danni ai reni e di conseguenza anche una pericolosa progressione a malattia renale cronica.”

In questo panorama clinico, l’approvazione della  voclosporina va incontro al bisogno di tanti pazienti. Ha aggiunto il professor Feriozzi:

da tempo vi è la necessità di disporre di nuove e più efficaci opzioni terapeutiche che devono presentare alti tassi di risposta renale completa per migliorare la prognosi della patologia. Al tempo stesso è fondamentale ridurre l’uso di corticosteroidi ad alte dosi in quanto possono causare complicanze come infezioni, osteoporosi, malattie cardiovascolari e metaboliche: la voclosporina sembra possedere queste caratteristiche e ha dimostrato di ridurre il danno d’organo; inoltre, garantisce buoni risultati in termini sia di funzionalità renale sia di riduzione di proteine nelle urine.”

Il lupus eritematoso sistemico in Italia

Il lupus eritematoso sistemico nella Penisola colpisce oltre 27mila persone e il 90% dei casi è riscontrato tra le donne. Come sottolinea il professor Gian Domenico Sebastiani, direttore della UOC Reumatologia dell’AO San Camillo-Forlanini di Roma e presidente nazionale della Società Italiana di Reumatologia (SIR):

Il LES è una malattia autoimmune infiammatoria cronica che può avere diverse manifestazioni cliniche. Si caratterizza per la produzione di numerosi autoanticorpi patogeni che, attraverso molteplici meccanismi, determinano danni tissutali. Febbre, stanchezza, rash cutanei, artrite, riduzione dei globuli del sangue sono i principali e più frequenti sintomi. La diagnosi è difficile soprattutto nelle fasi iniziali in quanto le manifestazioni della patologia possono essere aspecifiche. Nel 70% dei casi presenta un decorso recidivante-remittente e può colpire molti altri organi. Oltre ai reni sono spesso coinvolti l’apparato osteoarticolare, la cute e l’apparato cardiovascolare”

“Il lupus ha un impatto negativo significativo sul singolo paziente e di conseguenza anche su parenti e caregiver – sostiene Silvia Tonolo, presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Malati Reumatici (ANMAR) -. Il peggioramento della qualità di vita riguarda soprattutto le scelte lavorative e familiari, simile a quello che si registra in altre patologie reumatologiche autoimmuni come l’artrite reumatoide o la sindrome di Sjögren. Si tratta di una malattia molto “giovanile”, la maggior parte dei casi interessa le donne in età fertile. E’ fondamentale riuscire ad avere a disposizione terapie efficaci per le manifestazioni cliniche correlate alla malattia”.

“La nefrite lupica, se non viene curata in modo adeguato, può esitare nella malattia renale in stadio terminale – prosegue il professor Feriozzi -. Se ciò accade, si rendono necessari trattamenti invasivi e difficoltosi come la dialisi o addirittura il trapianto di rene. Tutto ciò determina un maggiore utilizzo di risorse da parte del sistema sanitario nazionale oltre che una prognosi peggiore per il paziente”. “

E’ stato calcolato come il rischio di mortalità nei pazienti con nefrite lupica sia tre volte maggiore rispetto a quelli colpiti solo da lupus – aggiunge il prof.essor Sebastiani -. Più in generale è una malattia autoimmune cronica e complessa contro la quale bisogna cercare di limitare il ricorso ad alte dosi di corticosteroidi. La voclosporina consente una riduzione giudiziosa della dose giornaliera di steroidi ed evita l’insorgenza di pericolosi effetti collaterali. Può perciò diminuire i tassi d’accesso al pronto soccorso e le ospedalizzazioni dei pazienti”.