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Artrite reumatoide, la riduzione dei TNFi è associata a riacutizzazioni

Tra i pazienti con artrite reumatoide (AR) in remissione per almeno un anno con l’uso continuo di inibitori del fattore di necrosi tumorale (TNF), la riduzione graduale, fino alla cessazione, dell’assunzione di tale farmaco è associato a un aumento delle riacutizzazioni. È quanto si evince dai risultati dello studio ARCTIC REWIND TNFi, pubblicato sugli “Annals of the Rheumatic Disease”, da Siri Lillegraven del Diakonhjemmet Hospital, di Oslo, in Norvegia, e colleghi.

Si trattava di uno studio randomizzato, in aperto, di non inferiorità condotto in nove reparti di reumatologia norvegesi. I pazienti con AR in remissione da 12 mesi o più, in terapia stabile con TNFi sono stati assegnati, mediante randomizzazione a blocchi basata su computer, alla progressiva riduzione fino all’interruzione del TNFi o all’assunzione continuativa di TNFi. La co-somministrazione di antireumatici sintetici convenzionali modificanti la malattia è rimasta invariata. L’endpoint primario era la riacutizzazione della malattia durante i 12 mesi di studio (margine di non inferiorità 20%), valutata nella popolazione per-protocollo.

Tra giugno 2013 e gennaio 2019, sono stati arruolati 99 pazienti e 92 hanno ricevuto la strategia di trattamento assegnata; infine 84 sono stati inclusi nella popolazione per-protocol. Nel braccio di pazienti assegnati alla riduzione del TNFi, 27/43 (63%) hanno avuto riacutizzazioni nel corso di 12 mesi, rispetto a 2/41 (5%) nel braccio con l’assunzione d TNFi mantenuta stabile (differenza di rischio: 58%; IC al 95%: 42%-74%).

La strategia di riduzione non è risultata non-inferiore al trattamento stabile continuato. Il numero di eventi avversi totali/gravi è stato di 49/3 nel gruppo in riduzione e 57/2 nel gruppo stabile.

Secondo le conclusioni degli autori, i dati mostrano dunque che nei pazienti con AR in remissione per più di un anno durante l’uso di TNFi, la riduzione portava a un aumento del tasso di riacutizzazioni. Tuttavia, la maggior parte dei pazienti è tornata in remissione dopo la ripresa del trattamento a dosi piene.