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Utilità dei biologici per ridurre la fatica associata a patologie reumatiche e muscoloscheletriche infiammatorie
Secondo i risultati di uno studio pubblicato su “Rheumatic & Musculoskeletal Diseases Open” da Bayram Farisogullari, dell’Università Hacettepe ad Ankara, e colleghi, l’efficacia degli interventi farmacologici, in particolare dei farmaci biologici, per ridurre l’affaticamento in una serie di malattie reumatiche e muscoloscheletriche infiammatorie (I-RMD) sottolinea l’importanza di gestire l’attività della malattia infiammatoria.
Si tratta di una revisione sistematica e metanalisi di dati relativi ad adulti con I-RMD condotta sui principali database di letteratura medico-scientifica: erano eleggibili solo gli studi randomizzati controllati (RCT) o gli studi clinici controllati.
Dall’analisi è emerso che, nel caso dell’artrite reumatoide, diversi farmaci sono superiori al placebo nella riduzione della fatica: adalimumab (N= 3 RCT a12 settimane, N= 2 a 52 settimane; differenza media (MD)= -3,03, p< 0,001; MD=-2,25, p=0,03, rispettivamente); golimumab (N= 2 RCT; 24 settimane: MD= -5.27, p< 0,001); baricitinib (N= 2 RCT; 24 settimane: MD=-4.06, p< 0,001); sarilumab (N=2 RCT; 24 settimane: MD=-3.15, p< 0,001); tocilizumab (N=3 RCT; 24 settimane: MD=-3,69, p< 0,001); tofacitinib (n=3 RCT; 12 settimane: MD=-4,44, p< 0,001). È stata inoltre osservata una relazione dose/effetto per sarilumab, tocilizumab e tofacitinib.
Nella spondiloartrite (con l’eccezione dell’artrite psoriasica), secukinumab è risultato superiore al placebo nella riduzione della fatica a 16 settimane (N= 2 RCT; MD=-4,15, p< 0,001), con una relazione dose/effetto.