Potenziare le competenze degli specialisti nell'area dell'intelligenza emotiva, della comunicazione efficace e del counselling, al fine di offrire una cura completa e centrata sul…
Dolore cronico, l’università di Milano lancia un’indagine online
Comprendere l’impatto del dolore cronico sulla qualità della vita dei pazienti attraverso l’identificazione dei fattori psicosociali correlati e le eventuali differenze di genere. Questo l’obiettivo di un questionario online proposto da ricercatori dell’Università statale di Milano. Il questionario, differenziato a seconda del tipo di dolore di cui si soffre è il primo “step” dello studio “A new digital technology-based treatment for chronic pain combining neuromodulation, computer-assisted training and telemonitoring” (“Un nuovo trattamento per il dolore cronico basato sulla combinazione di tecniche di neuromodulazione e esercizioterapia teleassistita computerizzata”).
Lo studio ha come obiettivo la creazione, implementazione, e valutazione di un programma di telemedicina olistico e personalizzato, che possa combinare l’esercizio terapeutico presso il proprio domicilio, con la riabilitazione cognitivo-comportamentale, stimolazione non invasiva, tele monitoraggio, e comunicazione tra professionisti sanitari e pazienti come strategia complementare per il trattamento di sintomi psicosociali in pazienti con dolore cronico come la cefalea.
Principal Investigator del progetto, coordinato da ASST Santi Paolo e Carlo, è Alberto Priori, docente in Statale, Direttore SC Neurologia I Ospedale San Paolo; partner del progetto Gabriella Pravettoni, docente di Psicologia all’Università Statale e direttore Divisione di Psiconcologia dell’ Istituto Europeo di Oncologia, e Roberta Ferrucci, docente di Psicobiologia del dipartimento di Oncologia ed Emato-Oncologia dell’Ateneo e dirigente neuropsicologa della Fondazione IRCCS Ca’ Granda.
Il dolore cronico, con una prevalenza intorno al 20-30% in Europa, è ormai considerato una delle maggiori problematiche sanitarie e sociali, non solo perché può diminuire la capacità lavorativa, causare problemi psichiatrici e portare ad elevati gradi di disabilità, ma soprattutto perché l’efficacia dei trattamenti, farmacologici e no, è limitata.
“Lo sviluppo di protocolli di riabilitazione computerizzata a domicilio e monitorati dal team clinico in combinazione con la neuromodulazione non invasiva – commentano i promotori dello studio – potrebbe quindi rappresentare uno strumento innovativo per migliorare la qualità e l’aspettativa di vita dei pazienti con un costo relativamente contenuto sia in termini di tempo che di efficacia, riducendo così i costi sanitari e sociali diretti e indiretti”.