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Indagine, il dolore può essere causa di discriminazione e pregiudizi

Nel corso dell’ultimo anno 9 italiani su 10 hanno sofferto di una qualche forma di dolore. Nel 48% dei casi il dolore porta ad isolamento e solitudine e in un terzo di questi casi a una forma di isolamento grave. Sono alcuni dei risultati più significativi dell’ultima edizione di Haleon Pain Index una ricerca globale condotta su oltre 18mila persone in 18 paesi, tra cui l’Italia.

L’indagine, promossa da Haleon, azienda leader mondiale nel settore del consumer Healthcare, dalla prima edizione del 2014 a oggi evidenzia come l’impatto sociale ed emotivo del dolore sia cresciuto di quasi il 25%, con lo stigma e l’isolamento sociale derivanti dal dolore quotidiano in aumento in tutto il mondo. In particolare per quanto riguarda i dati italiani, il 46% di coloro che vivono una forma di dolore fisico si ritiene stigmatizzato e un quarto (26%) teme di essere giudicato per la propria condizione.

Le conseguenze familiari e sociali del dolore

In generale il dolore ha ripercussioni significative su quasi tutti gli aspetti della vita delle persone ed influisce sui rapporti con familiari ed amici al punto che un italiano su 2 riferisce di trascorrere regolarmente del tempo in solitudine in caso di episodi di dolore, solitudine classificata come grave per 1 italiano su 3, ed il 64% di essere meno socievole.

La dottoressa Linda Papadopoulos, psicologa ha commentato:

Il dolore quotidiano è un problema di salute che può essere ignorato con facilità, rifiutato o banalizzato. Molte persone non si rendono conto che i suoi effetti possono essere peggiori dei sintomi stessi; il risultato che deriva dalla mancanza di empatia con gli altri e dall’essere trattati in modo diverso determinano solitudine e un impatto sulla salute mentale non trascurabile ed in via di peggioramento. Come società, abbiamo il dovere di intervenire laddove si continua prepotentemente a manifestare una sorta di indurimento verso un tema così rilevante di salute con ripercussioni di natura sociale ed economica”.

Differenze di genere e generazionali

Significativi anche i dati che riguardano le differenze di genere, Il 51% delle donne italiane si è sentita discriminata o non creduta rispetto al 44% degli uomini. Simile discriminazione si registra se ad essere preso in considerazione è l’orientamento sessuale: il 62% delle persone LGBQ+ rispetto al 46% degli eterosessuali.

Altra categoria che si sente più esposta ai pregiudizi è quella dei giovani il 39% della Gen Z ritiene che subire episodi di dolore equivale a vivere un tabù e quindi preferiscono non parlarne, rispetto al 33% dei Boomers ed il 70% si è sentita discriminata o non creduta rispetto al 39% degli adulti (59-77 anni).

Lisa Jennings, Head of Global Over the Counter Category di Haleon, ha dichiarato:

mentre il dolore è un’esperienza umana universale, con conseguente solitudine e stigma per molti, il suo impatto varia considerevolmente tra i gruppi sociali, con i più emarginati tra i più colpiti. La nostra ambizione è quella di abbattere le barriere per raggiungere una migliore salute quotidiana per tutti, indipendentemente da età, razza, etnia, genere, orientamento sessuale, disabilità e altri fattori. L’Haleon Pain Index mostra che è possibile ridurre l’impatto sociale ed emotivo del dolore spostando le percezioni e le conversazioni sulla gestione del dolore. Ecco perché stiamo agendo attraverso diversi programmi come la nostra iniziativa #ListenToPain, a disposizione degli operatori sanitari di tutto il mondo”.

Il programma #ListenToPain di Haleon supporta gli operatori sanitari per migliorare la comunicazione con i pazienti e avere una discussione mirata sul dolore. #ListentoPain include cinque profili che descrivono persone con atteggiamenti e comportamenti diversi nei confronti della gestione del dolore che aiutano gli operatori sanitari a personalizzare il loro approccio con i pazienti. Con la continuità delle cure, capire veramente come il dolore può cambiare nel tempo permette di migliorare le strategie di gestione del dolore e di renderle più efficaci a lungo termine.