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Cure palliative, in arrivo i primi medici specializzati

I primi medici specializzati in terapia del dolore in Italia arriveranno fra qualche anno, grazie all’istituzione dei nuovi corsi di specializzazione sulle cure palliative. Si dovrebbe così colmare il vuoto, soprattutto culturale, che ha portato spesso ad applicare queste terapie troppo ritardo. Valter Giantin, presidente dei comitati etici AltaVita-IRA e CS-GAlvan-CRAUP, e direttore dell’Uoc di Geriatria dell’ospedale San Bassiano di Bassano del Grappa (Vicenza), dichiara:

Anche se in molti sanno che associare le cure palliative fin dall’inizio del trattamento farmacologico garantisce una migliore qualità della vita e spesso aumenta la sopravvivenza, queste cure, ancora oggi, vengono talvolta attivate in ritardo.”

Le cure palliative vanno attivate simultaneamente alla terapia per la malattia

Nel paziente che soffre di gravi malattie recidivanti o croniche, le cure palliative sono un supporto fondamentale non solo per le persone che hanno dolore, ma anche per i familiari che ogni giorno sono in prima linea nella gestione di un parente con una importante complessità clinica, esistenziale ed emotiva. Spiega Gianti:

come spesso accade, però, le cure palliative vengono prescritte e praticate dopo le cure attive. In realtà, la terapia del dolore deve essere precoce, simultanea e continuativa. Queste cure dovrebbero iniziare dal momento in cui non si è più in grado di trattare adeguatamente malattia e sofferenza. Un buon sviluppo delle cure palliative in un ammalato terminale riduce di molto, e dico molto, per dire del 70-80%, il ricorso a pratiche di suicidio assistito o di morte medicalmente assistita”.

Attualmente, se un paziente si trovava in una fase terminale con una sofferenza non più gestibile, “succede ancora che per la maggior parte dei casi le cure palliative vengono attivate nell’ultima fase della malattia che è troppo a ridosso della morte e, per un paziente, questo comporta che la qualità della sua vita, volta al termine, diventi esigua. Si spende molto per allungare la vita alle persone, ma non ancora abbastanza per accompagnarle dignitosamente nell’ultima fase dell’esistenza”.

Non lasciare sole le famiglie dei malati

Questo ritardo nell’implementazione di una rete e di un sistema di cure palliative efficaci, per il Direttore dell’Uoc di Geriatria dell’ospedale San Bassiano, “pone anche grandi problematiche di tipo bioetico perché, se le famiglie si trovano sole a vivere le difficoltà di accompagnare i propri cari, malati cronici e terminali, il rischio che si prefigurino scorciatoie atte non a lenire la sofferenza, ma ad eliminare il sofferente, diventa molto più concreto”. Secondo Giantin:

Ora che è iniziata la nuova scuola di specializzazione in medicina e cure palliative sicuramente ci sarà una maggiore presa di coscienza sulla terapia del dolore e, soprattutto, verrà facilitata la richiesta di queste cure sin dal momento in cui la malattia diventa invalidante e fonte di dolore non più gestibile adeguatamente, per una vita più dignitosa non solo per il paziente, ma anche per i familiari.”