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Gli inibitori della Janus chinasi (JAK) hanno un favorevole profilo di sicurezza ed efficacia nel trattamento dei soggetti con spondilite anchilosante (SA) attiva. È quanto emerso da un nuovo studio apparso sulla rivista “European Journal of Internal Medicine” a prima firma di Shu Li, dell’Università centro-meridionale di Changsha, in Cina. Oltre a ciò, questa classe di farmaci ha mostrato di poter migliorare la funzione fisica, il benessere emotivo e la partecipazione sociale in questa popolazione di pazienti.
Shu Li e colleghi hanno condotto una revisione sistematica e meta-analisi di quattro studi randomizzati controllati pubblicati entro novembre 2021 dal Cochrane Central Register of Controlled Trials e da PubMed. Complessivamente, sono stati considerati 779 soggetti.
Rispetto al gruppo placebo, le percentuali di partecipanti che hanno ottenuto risposte di Assessment of spondyloarthritis international society (ASAS) 20, ASAS 40, ASAS 5/6, Bath AS disease activity index (BASDAI) 50 sono risultate significativamente più alte nel gruppo trattato con JAK-inibitori.
Oltre a ciò, i soggetti trattati con questi farmaci hanno mostrato miglioramenti significativi rispetto al basale in termini di diversi punteggi: attività di malattia basata sulla proteina C-reattiva (ASDAS-CRP), entesite della AS di Maastricht (MASES), qualità della vita con la SA (ASQoL),componente fisica della Short Form-36 (SF-36 PCS), BASDAI, indice funzionale della SA di Bath (BASFI), Bath AS metrology index (BASMI), punteggio Functional Assessment of Chronic Illness Therapy-fatigue (FACIT-F), SPARCC joint score e Work Productivity and Activity Impairment (WPAI) Overall Work Impairment.
L’incidenza di eventi avversi (AE) e di eventi avversi gravi (SAE) non ha mostrato differenze significative tra il gruppo trattato con JAK-inibitori e il gruppo placebo.