Si è svolto recentemente a Padova il Congresso "SpA & Sport" in cui il tema delle spondiloartriti è stato affrontato sia sotto il profilo…
Differenze di genere nel trattamento dell’artrite reumatoide
Secondo i risultati di un’analisi pubblicata su “The Lancet Rheumatology” da Kristina Lend, del Karolinska University Hospital a Stoccolma, in Svezia, e colleghi, tra i pazienti affetti da artrite reumatoide precoce (AR) esistono differenze di genere nei tassi di remissione in risposta a trattamenti con terapia biologiche o convenzionali. È quanto si evince da un’analisi post-hoc dello studio di fase 4, multicentrico, randomizzato e controllato denominato NORD-STAR.
Nel trial i pazienti con AR di nuova diagnosi provenienti da Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia e Paesi Bassi, che non avevano assunto farmaci antireumatici modificanti la malattia (DMARD), sono stati assegnati in modo casuale 1:1:1:1 a ricevere la terapia convenzionale attiva, certolizumab-pegol, abatacept o tocilizumab.
Tra dicembre 2012 e 2018, sono stati arruolati nello studio 812 pazienti (69% donne) che hanno ricevuto il trattamento convenzionale attivo (N =217); certolizumab-pegol (N =203); abatacept (N =204); o tocilizumab (N =188).
Gli esiti co-primari dell’attuale analisi post-hoc includevano le differenze nella remissione dell’Indice di Attività Clinica della Malattia (CDAI) (punteggio ≤2,8) tra i sessi nel tempo e alla settimana 24; la remissione del CDAI è stata valutata con termini di interazione (cioè, uomini vs. donne all’interno di ciascun confronto di trattamento) e utilizzando il trattamento convenzionale attivo come riferimento.
Dall’analisi dei dati raccolti, a 24 settimane i tassi di remissione CDAI erano numericamente più alti tra gli uomini rispetto alle donne, indipendentemente dall’attività di malattia comparabile riportata al basale (55% vs. 50%, rispettivamente, con il trattamento convenzionale attivo; 57% vs. 52%, rispettivamente, con certolizumab-pegol; 65% vs. 51%, rispettivamente, con abatacept; 61% vs. 40%, rispettivamente, con tocilizumab).
Nell’analisi aggiustata, considerando il trattamento convenzionale attivo come riferimento, l’unica differenza significativa riportata tra uomini e donne era nel gruppo tocilizumab (p per l’interazione =0,015). I risultati dello studio hanno mostrato che, in media, nel tempo, gli uomini nel gruppo tocilizumab rispetto al trattamento convenzionale attivo avevano una probabilità significativamente maggiore di remissione del CDAI (differenza di rischio: 0,12; IC al 95%: 0,00-0,23; p =0,04). Tuttavia, le donne nel gruppo tocilizumab rispetto al trattamento convenzionale attivo avevano una probabilità significativamente inferiore di remissione del CDAI (differenza di rischio: -0,05; IC al 95%: -0,13-0,02; p =0,17).