Le vasculiti ANCA-associate (AAV), un gruppo di malattie autoimmuni che infiammano i vasi sanguigni e danneggiano organi vitali, rappresentano oggi una sfida sanitaria clinica, economica e sociale. È quanto emerge dallo studio nazionale sul burden delle AAV, promosso da Cencora-Pharmalex con il patrocinio di associazioni scientifiche e istituzioni sanitarie, e presentato a Roma.
Secondo l’analisi condotta dal Cergas dell’Università Bocconi di Milano, i ricoveri ospedalieri per AAV hanno superato quota 36.000 nell’ultimo decennio. Secondo i dati disaggregati i pazienti con granulomatosi con poliangioite (GPA) hanno avuto in media 6,9 ricoveri ciascuno, mentre quelli affetti da poliangioite microscopica (MPA) sono arrivati a 8,7 ricoveri.
L’impatto è notevole anche sul piano economico: il costo medio per paziente è di 32.285 euro per la GPA e di 46.023 euro per la MPA.
Ma non è solo questione di numeri. Le AAV colpiscono 1-3 persone ogni 100.000 l’anno, con una mortalità 2,3 volte superiore rispetto alla popolazione generale. Eppure, la diagnosi arriva spesso in ritardo: per il 60% dei pazienti, il percorso diagnostico supera i sei mesi dall’insorgenza dei primi sintomi.
Uno dei nodi più critici è la carenza dei centri specializzati associata a una loro distribuzione disomogenea. Come spiega Ruben Collet, presidente dell’Associazione Italiana Vasculiti ANCA-Associate (A.I.V.A.):
molti pazienti vagano per anni prima di avere una diagnosi corretta. Questo ha un impatto devastante sulla qualità della vita”.
Non solo: l’alta mobilità interregionale dei pazienti, costretti a spostarsi per ricevere cure adeguate, è un altro indicatore delle disparità territoriali. Ogni trasferimento regionale aumenta i costi di oltre 4.000 euro a paziente.
Serve dunque una rete strutturata e multidisciplinare per la gestione delle AAV: le priorità sono diagnosi più rapide, una presa in carico continua, la formazione per i medici e un rafforzamento dei centri di riferimento.