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Rischio di TEV ed embolia polmonare nei pazienti con AR
L’incidenza di tromboembolismo venoso (TEV) ed embolia polmonare (PE) risulta più elevata tra i pazienti affetti da artrite reumatoide (AR) in trattamento con tofacitinib rispetto a quelli in trattamento con inibitori del fattore di necrosi tumorale (TNF), con tassi che sono rimasti costanti per un periodo di tempo di oltre 54 mesi, secondo i risultati dello studio pubblicato su “Arthritis & Rheumatology” da Christina Charles-Schoeman dell’Università della California a Los Angeles e colleghi.
La ricerca prende le mosse dallo studio ORAL Surveillance, da cui era emerso un aumento dose-dipendente di eventi di TEV e PE con tofacitinib rispetto ai TNFi. L’obiettivo degli autori è stato quello di analizzare i dati di tale studio per valutare l’incidenza di TEV nel tempo e di esplorarne i fattori di rischio, compresa l’attività della malattia.
I pazienti affetti da AR di età pari o superiore a 50 anni con almeno un fattore di rischio cardiovascolare aggiuntivo hanno ricevuto tofacitinib 5 o 10 mg due volte al giorno (BID) o TNFi. Sono state stimate probabilità cumulative e tassi di incidenza (pazienti con primi eventi/100 anni-paziente) per intervalli di 6 mesi per TEV, trombosi venosa profonda e PE accertati. I modelli di regressione di Cox hanno identificato i fattori di rischio. Nei pazienti con TEV è stato analizzato l’indice di attività clinica della malattia prima dell’evento.
Dall’analisi dei dati sono emerse probabilità cumulative di TEV e PE più elevate con tofacitinib 10 mg BID, ma non con 5 mg BID, rispetto al TNFi. I tassi di incidenza erano coerenti negli intervalli di 6 mesi tra i trattamenti. Tra i vari trattamenti, i fattori di rischio per il TEV includevano precedenti TEV, indice di massa corporea maggiore o uguale a 35 kg/m2, età avanzata e storia di malattia polmonare cronica. Al momento dell’evento, la maggior parte dei pazienti con TEV aveva una malattia attiva, definita dall’indice di attività clinica della malattia.