Dolore-cronico

Dolore cronico, ritardi diagnostici e deficit d’informazione

Il 34% degli italiani ha un’esperienza diretta con il dolore cronico, ma solo il 23% ha ricevuto una diagnosi specifica. Lo suggeriscono i risultati dell’indagine “Il dolore cronico nella popolazione” promossa da Fondazione Onda, Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna e del genere, con il supporto non condizionato di Sandoz, e realizzata da Elma Research.

L’analisi delle risposte del campione, composto da 600 uomini e donne, rappresentativo della popolazione italiana, rivela anche un l’impattodel dolore sulla qualità di vita: circa il 60% di chi lo prova lo definisce un dolore forte (punteggi oltre 7 sulla Pain Rating Scale), che interferisce notevolmente con la quotidianità e il benessere psico-fisico.

Il ritardo della diagnosi peggiora la prognosi

Maria Caterina Pace, ordinario di Anestesia e Rianimazione, Università degli Studi della Campania L. Vanvitelli di Napoli, spiega:

“Il dolore cronico è definito come un dolore persistente, continuo o ricorrente, che dura da più di 3 mesi. Diversamente dal dolore acuto, che è provocato da una specifica malattia o lesione, il dolore cronico perde la connessione con la sua causa iniziale e può diventare esso stesso malattia. È quindi fondamentale che il dolore venga riconosciuto e trattato fin dal suo esordio nell’ambito di una presa in carico globale secondo le linee guida diagnostico-terapeutiche legate alle specifiche condizioni di dolore”

Tuttavia, dall’indagine emerge il ritardo in cui viene fatta la diagnosi. Come ricorda Nicoletta Orthmann, coordinatrice medico-scientifica di Fondazione Onda:

“il paziente aspetta circa 2 anni prima di rivolgersi a una figura di riferimento – spesso il medico di famiglia – e trascorrono circa 3 anni dalla comparsa dei sintomi alla diagnosi effettiva da parte dello specialista di riferimento per la patologia principale”

Una campagna di informazione sul dolore

Per promuovere una maggiore informazione sul dolore cronico è stata presentata la campagna “E tu sai cosa si prova? Superare il dolore si può”, promossa da Sandoz con il patrocinio di AISD (Associazione Italiana per lo Studio del Dolore), FederDolore-SICD, Fondazione ISAL, Fondazione Onda e SIMG (Società Italiana di Medicina Generale e delle cure primarie).

Protagonista della campagna un video ironico interpretato dalla coppia comica Corrado Nuzzo e Maria Di Biase che, oltre a essere lanciato sui profili social degli artisti, approderà in autunno nelle sale cinematografiche italiane. A questo si aggiungono le informazioni presenti sulla pagina web “Scelte di Salute”  e materiali informativi che verranno distribuiti nelle farmacie a partire dal prossimo settembre.

Medici di medicina generale prima fonte di informazione

L’indagine descrive nel dettaglio anche attraverso quale canale i cittadini vogliono ricevere informazioni sul dolore cronico: medici di medicina generale (67%) insieme a specialisti e specialisti del dolore (rispettivamente 47% e 45%) rappresentano le fonti prioritarie. Seguono il web e gli opuscoli informativi, indicati rispettivamente dal 40% e dal 30% dei rispondenti.

Da qui la necessità di fare informazione e responsabilizzare sull’importanza di prendersi carico di sé e della propria salute, senza sottovalutare i sintomi e rivolgendosi ai professionisti della salute di riferimento. Mauro Noviello, Head BU Retail & Specialty di Sandoz commenta:

“Il dolore cronico influenza inevitabilmente tutte le sfere della quotidianità. Con questa campagna, rinnoviamo ancora una volta l’impegno di Sandoz accanto alle istituzioni, società scientifiche, associazioni civiche e di pazienti per sensibilizzare la popolazione in Italia sul trattamento del dolore. Il nostro auspicio è che cittadini siano sempre più informati e consapevoli affinchè, rivolgendosi per tempo al medico e agli specialisti, possano intraprendere il giusto percorso di cura e superare il dolore.”