Secondo i risultati di uno studio pubblicato su “Seminars in Arthritis & Rheumatism”, i pazienti affetti da spondiloartrite assiale radiografica (r-axSpA) possono incorrere in…
Osteopatia, principi base e applicazioni cliniche
Marco Ciri è laureato in Fisioterapia presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università La Sapienza di Roma si è specializzato in Medicina Osteopatica americana, in particolare si perfeziona nella tecniche di medicina manipolativa manuale, tra le quali anche quelle chiropratiche. È specializzato anche in Manipolazione viscerale presso il Barral Institute (Florida, USA).
In questa intervista riassume i principi base dell’osteopatia e le sue principali applicazioni cliniche.
Dottor Ciri, quali sono i principi base dell’osteopatia?
La medicina osteopatica nasce alla fine dell’Ottocento negli Stati Uniti d’America con un medico chirurgo, Andrew Taylor Still, il primo a scoprire le relazioni esistenti tra l’equilibrio delle strutture del corpo e la salute della persona.
I suoi principi cardine si possono riassumere in:
- L’essere umano è un’unità dinamica di funzioni, il cui stato di salute è determinato da corpo, mente e spirito.
Mi spiego meglio, l’essere umano è un sistema complesso, in grado di generare adattamenti; il suo stato di salute può essere influenzato da relazioni con l’ambiente (naturale o socio-culturale), dalla genetica ed epigenetica e dalla psiche. L’individuo è visto nella sua globalità come un sistema composto da muscoli, struttura scheletrica e organi interni che trovano il loro collegamento nei centri nervosi della colonna vertebrale. Ogni parte costituente la persona e l’ambiente in cui essa vive è correlata alle altre e il corretto funzionamento di ognuna assicura quello dell’intera struttura e di conseguenza il benessere e la salute. - Il corpo possiede i meccanismi di autoregolazione e di autoguarigione.
Ciò significa che non è il terapeuta che guarisce, ma il suo ruolo è quello di eliminare gli “ostacoli” alle vie di comunicazione del corpo, al fine di permettere all’organismo, sfruttando i propri fenomeni di autoregolazione, di raggiungere la guarigione. La medicina osteopatica mira a ristabilire l’armonia della struttura scheletrica di sostegno al fine di permettere all’organismo di poter trovare il proprio equilibrio e benessere. - Struttura e funzione sono reciprocamente inter-correlate.
La perfezione di ogni funzione è legata alla perfezione della struttura portante; se tale equilibrio è alterato ci si trova di fronte a una disfunzione osteopatica, caratterizzata da una zona corporea in cui è andata persa la corretta mobilità. L’organismo reagirà a tale disequilibrio creando delle zone di compenso e di adattamenti corporei non favorevoli al benessere generale dell’organismo. - La terapia razionale si basa sull’applicazione di tutti e tre i principi.
Quali sono le condizioni cliniche in cui è possibile, in aggiunta alla medicina tradizionale, intervenire mediante tecniche osteopatiche? Con quali benefici?
Fermo restando il ruolo chiave del medico di medicina generale, che saprà escludere con o senza collaborazione del medico specialista, cause organiche o comunque red flags, le indicazioni al trattamento osteopatico sono molte.
Nella maggior parte dei casi, la consulenza richiesta riguarda cervicalgie, accompagnate o meno da formicolii o mal di testa, e le lombalgie. Ciò che non è molto conosciuto, è che vi sono delle indicazioni molto più vaste che possono portare benefici per il paziente.
Alcuni disturbi a livello viscerale ad esempio possono beneficiare dell’OMT (Osteopathic Manipolative Treatment): nelle cicatrici, nelle coliti, nel reflusso gastroesofageo, nella stitichezza vi possono essere concause posturali e muscolo-scheletriche che è possibile intercettare con la terapia manipolativa. Un campo molto importante e in cui si riesce a ottenere importanti risultati è quello uro-ginecologico: dismenorree, amenorree, dispareunie, disturbi della minzione, cistite ad esempio.
Nelle cefalee e in tutti i disturbi cervico-cranio-mandibolari le tecniche osteopatiche (in quest’ultimo caso anche in collaborazione con lo specialista in odontoiatria) possono dare ottime soddisfazioni: bisogna però fare una certa distinzione a seconda di quale tipo di mal di testa si stia affrontando, in quanto non tutti sono intercettabili con la terapia manipolativa.
Infine, le tecniche osteopatiche possono essere utili per migliorare la propria relazione con il corpo e anche in ambito sportivo, portando particolare attenzione ai recettori che influenzano la postura: l’occhio, il piede, l’orecchio (il sistema vestibolare in particolare), la mandibola. Il meccanismo che sta alla base del buon outcome osteopatico si può spiegare come ripristino di una normale mobilità mediante un’adeguata manipolazione dei distretti osteo-muscolari “irregolari”, così che il corpo rinormalizzi la circolazione sanguigna, riacquistando la capacità di guarire sé stesso, specie se alla manipolazione si aggiungono una buona educazione alimentare, una correzione del comportamento e dello stile di vita (ad esempio la corretta gestione dello stress).
Esistono particolari controindicazioni (o classi di pazienti) all’applicazione dell’osteopatia?
Si considerano controindicazioni al trattamento le urgenze mediche e le malattie con danno organico importante, per le quali sarebbe insufficiente ripristinare l’autoguarigione. Viene considerata una controindicazione anche la compromissione grave del rachide cervicale. Importante quindi ancora una volta che il ricorso al trattamento osteopatico avvenga sempre in un contesto di una intelligente collaborazione con la medicina tradizionale.
Qualche anno fa (nel 2017) un decreto legislativo ha individuato e istituito ufficialmente la professione sanitaria di osteopata. Oggi come è regolamentata la professione nel nostro Paese? Quanto è importante, sia per gli specialisti in osteopatia che per i pazienti, l’inquadramento della professione?
È importante che il cittadino sappia che, per precisione e correttezza, affermare che l’osteopatia sia professione sanitaria è in parte improprio perché a oggi in Italia, tale professione è stata sì identificata (il che significa solo definita) dal Ministero, ma mai istituita (cioè non riconosciuta ancora legalmente, non caratterizzata secondo il suo profilo professionale con relative competenze). Pertanto si comprende l’importanza di come con l’attuale contesto giuridico, per chi non in possesso di previo titolo accademico e superata prova di abilitazione alla professione di medico o fisioterapista, la “professione osteopatica” non da alcuna competenza a un atto terapeutico rivolto a un cittadino sul suolo italiano. Specifica quest’ultima che personalmente ritengo importante appunto per gli stessi professionisti specialisti in osteopatia e altresì per i pazienti che hanno pieno diritto a conoscere, in totale trasparenza, le mani alle quali si affidano in completa sicurezza.