La depressione è una condizione comune tra le persone che devono convivere con un dolore cronico. Lo conferma un'indagine condotta da Censuswide e commissionata…
OA del ginocchio, i vantaggi della somministrazione di bifosfonati
I farmaci possono prevenire la progressione radiografica della malattia
L’uso dei bifosfonati può prevenire la progressione radiografica dell’osteoartrosi del ginocchio (OA) nelle donne con fattori di rischio per questa condizione, secondo i risultati di uno studio pubblicato sul “Journal of Bone and Mineral Research” da Andy Kin On Wong, dell’Università di Toronto, in Canada e colleghi.
L’obiettivo di questa analisi retrospettiva era valutare, nell’arco di due anni, l’effetto dell’uso di bifosfonati sulla progressione radiografica dell’OA del ginocchio in soggetti partecipanti all’Osteoartrite Initiative (OAI), uno studio open-source su questa condizione. Di 1977 donne ultracinquantenni di cui erano disponibili i dati, 346 hanno riferito al basale l’uso di bifosfonati, tra cui alendronato (69%), risedronato (19%), o altri (12%). I ricercatori hanno confrontato 344 di queste utilizzatrici di bifosfonati con 344 non utilizzatrici abbinate per propensity score.
La progressione radiografica, definita dal grado ≥1 sulla scala Kellgren e Lawrence (KL), è stata registrata, nel periodo di follow-up di due anni, in 95 (13,8%) partecipanti, di cui 27 avevano KL <2 (n=10 utilizzatori di bifosfonati) e 68 avevano KL ≥2 (n=35 utilizzatori di bifosfonati).
L’analisi statistica ha rivelato che il rischio di progressione a due anni era del 10,5% e del 5,9% per le non utilizzatrici e le utilizzatrici di bifosfonati, rispettivamente, con un grado KL al basale di 0 oppure 1; il rischio di progressione era del 23,0% e del 23,5% per le non utilizzatrici e le utilizzatrici, rispettivamente, con un grado KL al basale di 2 o 3.
L’uso di bifosfonati non ha avuto un effetto significativo sulla progressione dell’OA nelle donne che avevano un’evidenza di base di OA radiografica del ginocchio (grado KL ≥2); tuttavia, nelle donne con malattia in fase iniziale con un grado KL al basale inferiore a 2, il rischio di progressione era significativamente più basso per le pazienti che assumevano bisfosfonati (hazard ratio [HR]: 0,53).
Inoltre, l’effetto protettivo dei bifosfonati era più significativo in pazienti non sovrappeso (BMI <25 kg/m2) in fase iniziale (grado KL, <2) (HR, 0,49; n=166 utilizzatrici di bifosfonati). Tuttavia, per i pazienti con un BMI più elevato, l’uso di bifosfonati non ha avuto alcun effetto significativo.