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Artrite reumatoide, gli immunomodulatori riducono l’infiammazione vascolare e il rischio CV

Gli immunomodulatori riducono l’infiammazione vascolare e il rischio di eventi cardiovascolari (CV) nei pazienti con artrite reumatoide (AR) moderatamente attiva. È quanto emerso da uno studio pubblicato sugli “Annals of the Rheumatic Diseases” da Daniel Solomon, del Brigham and Women’s Hospital, Boston, negli Stati Uniti, e colleghi.

Si tratta di uno studio multicentrico, randomizzato, attivo e di confronto, condotto in 41 centri negli Stati Uniti tra marzo 2016 e novembre 2021 per valutare se l’aggiunta di immunomodulatori al metotrexato a basso dosaggio (MTX) potesse ridurre gli eventi CV nei pazienti con AR, considerato il maggior rischio di questi rispetto ai soggetti non affetti. L’ ipotesi di ricerca nasceva dalla constatazione che gli immunomodulatori riducono l’incidenza di eventi CV nella popolazione generale.

Durante il follow-up, i pazienti sono stati sottoposti a scansioni di tomografia a emissione di positroni/tomografia computerizzata (FDG-PET/CT) con 18F-fluorodesossiglucosio per valutare la variazione del rapporto target-sfondo (TBR), un parametro, predittivo di eventi di malattia aterosclerotica.
I ricercatori hanno confrontato l’aggiunta di inibitori del fattore di necrosi tumorale (TNF) alla MTX a basso dosaggio con la triplice terapia con idrossiclorochina e sulfasalazina aggiunte a MTX a basso dosaggio.

Su un totale di 159 pazienti, 138 hanno completato il follow-up e 115 sono stati sottoposti a scansioni FDG-PET/CT. Tra i 115 pazienti (età mediana, 58 anni; 71% donne), 58 hanno ricevuto un doppio trattamento con inibitori del TNF e MTX, mentre 57 hanno ricevuto la tripla terapia.
Dopo 24 settimane di trattamento, entrambi i gruppi di trattamento hanno dimostrato una riduzione significativa del TBR sulle scansioni FDG-PET/CT rispetto al basale (variazione nel gruppo TNFi, -0,24; p= 0,001 e variazione nel gruppo tripla terapia, -0,19; p= 0,001). Tuttavia, la differenza tra i due gruppi di trattamento non ha raggiunto la significatività statistica (differenza nei cambiamenti, -0,02; IC al 95%, da -0,19 a 0,15; p= 0,79).

Entrambe le strategie di trattamento immunomodulante hanno ridotto efficacemente l’infiammazione del tessuto arterioso dovuta all’aterosclerosi, come evidenziato dalla diminuzione del TBR sulle scansioni FDG-PET/CT, riducendo così il rischio di eventi CV.