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Reumatologia, reti assistenziali poco omogenee sul territorio
A fronte di un costante aumento della domanda di cura le reti di assistenza ai pazienti reumatologici non sono ancora attivate in modo omogeneo sul territorio nazionale. Lo ha evidenziato Enrico Fusaro, Direttore della SC di Reumatologia AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, nella sessione dedicata alla reumatologia della Winter School 2022 di Pollenzo, dal titolo ‘Oltre la logica dei silos per un’offerta integrata di salute’, organizzata da Motore Sanità, con il contributo incondizionato di Celgene Italia e Bristol Myers Squibb.
Secondo Fusaro:
Le reti in reumatologia possono offrire l’opportunità di attivare percorsi che le evidenze scientifiche hanno ampiamente codificato ma che trovano difficile applicazione pratica: in primis la diagnosi precoce delle artriti iniziali e il riconoscimento della lombalgia infiammatoria. In futuro sarà determinante attivare modelli di gestione integrata al pari di altre patologie croniche quali diabete, scompenso cardiaco e BPCO”
Fusaro evidenzia “la disomogeneità dell’offerta, spesso concentrata nei capoluoghi di provincia e in alcuni casi nei capoluoghi di regione.” E aggiunge:
La domanda di prestazioni reumatologiche è in costante aumento, questo è dovuto all’evoluzione delle conoscenze scientifiche e ad una maggiore conoscenza da parte dei medici di medicina generale delle patologie reumatiche, che induce maggiore domanda. L’aumento della domanda a fronte di un territorio disomogeneo nell’offerta porta ad un prolungarsi dei tempi di attesa”.
Secondo il Professor Fusaro è necessario che la rete comprenda il medico di medicina generale in modo che sia coinvolto nel percorso del paziente. “Le reti devono farsi carico anche della formazione dei medici di medicina generale con particolare riferimento ad alcune condizioni cliniche. In questo ambito è determinante agire sull’appropriatezza, prendendo spunto dai documenti esistenti e in particolare il Piano Nazionale per il Controllo dei tempi di attesa e le sue declinazioni regionali, in quanto nel piano vi è un riferimento fondamentale, i RAO (Raggruppamenti di attesa omogenei), da cui partire per favorire l’appropriatezza dell’invio a visita reumatologica, sia per quanto attiene l’indicazione clinica in sè sia per quanto attiene l’attribuzione delle classi di priorità, è il momento di individuare modelli di gestione integrata in cui il medico di medicina generale e lo specialista collaborino per ridurre la pressione di follow up sui centri specialistici e favorire i primi accessi in modo che sia maggiormente soddisfatto il bisogno di diagnosi precoce”.
Silvia Tonolo, Presidente ANMAR (Associazione Nazionale Malati Reumatici) aggiunge:
Sappiamo che le reti sono sistemi organizzativi che servono a facilitare il percorso di diagnosi e di cura del paziente, supportando la persona affetta da patologia cronica nel migliore percorso. La rete con la suddivisione del territorio in Hub e Spoke facilita la comunicazione, agevola l’implementazione dei PDTA e PNC, e coinvolge il medico di medicina generale. Dal punto di vista dei costi, l’implementazione delle reti, sapendo che le nostre patologie costituiscono la seconda causa più frequente di disabilità, garantirebbero una migliore presa in carico e gestione del paziente, l’organizzazione sanitaria per una diminuzione di costi e una maggiore appropriatezza nelle cure e una presa in carico a 360 gradi del paziente, e specialisti e medici di medicina generale in collaborazione dalla diagnosi alla gestione della cronicità.”