Emofilia

Il ruolo dell’ortopedico nell’emofilia: l’impegno della SIOT

In occasione della giornata mondiale dedicata alla malattia

Il 17 aprile si è celebrata la Giornata mondiale dell’emofilia. In occasione dell’evento, la Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (SIOT) ha voluto sottolineare, per voce del suo presidente, Francesco Falez, il ruolo dell’ortopedico in questa patologia fortemente invalidante. Il paziente emofilico sviluppa infatti patologie articolari che richiedono un intervento mirato, frutto della collaborazione interdisciplinare con il centro di emofilia che li ha in cura, il fisiatra, il fisioterapista e l’anestesista.

“L’ortopedico è chiamato in causa quando i danni articolari causati dall’emofilia, in particolare dagli emartri recidivanti, sono tali da compromettere seriamente la funzionalità delle articolazioni colpite. Mi riferisco, soprattutto, a ginocchio, gomito e caviglia e, in minor misura, all’anca”, ha spiegato Falez. “Anche il dolore è una componente importante nella malattia, che fino a oggi è stata sottovalutata e sotto-trattata per mancanza di adeguati strumenti terapeutici. Grazie alle evoluzioni del mercato farmaceutico in tale ambito, noi ortopedici oggi abbiamo a disposizione maggiori possibilità di aiutare il paziente nella gestione del dolore”.

Dalla necessità di mettere in campo tutte le misure di prevenzione degli interventi chirurgici e di gestione del dolore nei pazienti emofilici, la SIOT s’impegna a elaborare opportune linee guida e iniziative ad alto contenuto scientifico che possano essere di ausilio alla pratica clinica di tutti gli ortopedici italiani.

“Le strategie dell’ortopedico comprendono un approccio conservativo, attraverso cicli di infiltrazioni con acido ialuronico (viscosupplementazione) e cicli di fisioterapia, e un approccio chirurgico che prevede radiosinoviectomia, sinoviectomia artroscopica o la sostituzione protesica”, ha concluso Falez. “Il progresso dell’ortopedia nella chirurgia protesica negli ultimi anni è importante, grazie a nuovi design protesici e al miglioramento nelle protesi di gomito e di caviglia. Tutto ciò, unito a un’evoluzione delle tecniche anestesiologiche con conseguente miglior gestione del sanguinamento e del dolore post-operatorio, porta a risultati più soddisfacenti che si traducono in un’evoluzione della qualità della vita”.