Secondo quanto riferito su Arthritis Research & Therapy da Xiaomei Leng, del Peking Union Medical College Hospital a Beijing, in Cina, e colleghi, il…
Spondiloartrite assiale radiografica: il sesso maschile è un fattore prognostico
Nell’arco di cinque anni, una percentuale significativa di pazienti affetti da spondiloartrite assiale (axSpA) progredisce verso la forma radiografica (r-axSpA) e i fattori che predicono questa transizione includono il sesso maschile, il rispetto dei criteri di imaging dell’Assessment of SpondyloArthritis international Society (ASAS) e la risposta positiva ai farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). È quanto emerso da uno studio pubblicato su “ACR Open Rheumatology” da Denis Poddubnyy, della Facoltà di Medicina Charité di Berlino, in Germania, e colleghi.
Si tratta di uno studio prospettico e osservazionale condotto per valutare la progressione dell’AxSpA non radiografica (nr-AxSpA) verso l’r-AxSpA nell’arco di cinque anni in pazienti di recente diagnosi, con particolare riguardo per i potenziali predittori della progressione della malattia. A tale scopo sono state raccolte radiografie prospettiche di pazienti adulti con diagnosi iniziale di nr-axSpA entro un anno dalla valutazione basale. I pazienti sono stati valutati annualmente per un massimo di 5 anni.
La spondiloartrite assiale radiografica è stata definita come presenza di sacroileite bilaterale di grado 2 o superiore o di grado 3 unilaterale, secondo i criteri di New York modificati per la spondilite anchilosante.
Le caratteristiche di base dei pazienti con nr-axSpA che hanno avuto almeno una radiografia di follow-up (N= 246; durata media dei sintomi, 4,4 anni) erano ampiamente comparabili a quelle dei pazienti che non hanno avuto una radiografia di follow-up (N= 316). Durante il periodo di follow-up di 5 anni, 40 dei 246 pazienti (16%) con nr-axSpA che hanno avuto almeno una radiografia di follow-up dell’articolazione sacroiliaca hanno mostrato una progressione a r-axSpA. Il tempo medio alla progressione radiografica è stato di 2,4 anni. L’uso di inibitori del fattore di necrosi tumorale (TNF) è aumentato dal basale al primo anno, rimanendo poi costante.
L’uso di TNFi al basale era più comune tra gli uomini (54,5% vs. 40,6%) e tra i soggetti con artrite periferica (54,5% vs. 28,6%), malattia infiammatoria intestinale (18,2% vs. 2,2%) e aumento dei livelli di proteina C-reattiva (45,5% vs. 29,9%), rispetto ai soggetti che non facevano uso di TNFi.
I soggetti con progressione a r-axSpA avevano una durata dei sintomi più breve (34,7 vs. 56,7 mesi) rispetto a quelli la cui malattia non è progredita. I soggetti con malattia progressiva avevano anche maggiori probabilità di essere uomini (62,5% vs. 37,9%), di essere positivi per l’HLA-B27 (61,1% vs. 53,6%) e di dimostrare una risposta positiva ai FANS (82,5% vs. 62,1%).
I fattori più comunemente associati alla progressione in r-axSpA sono risultati i seguenti:
- sesso maschile (hazard ratio [HR]: 3,16; IC al 95%: 1,22-8,17),
- soddisfacimento dei criteri di imaging della classificazione ASAS (HR: 6,64; IC al 95%: 1,37-32,25)
- la risposta positiva ai FANS (HR, 4,66; IC al 95%: 1,23-17,71).