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Iniezioni epidurali di steroidi e incidenza di fratture nei pazienti con radicolopatia lombare

I pazienti affetti da dolore lombare di natura radicolare che ricevono iniezioni epidurali di steroidi (ESI), un trattamento comune e spesso efficace per questa condizione, sono a maggior rischio di fratture osteoporotiche, secondo un recente studio pubblicato sul “Journal of Bone and Mineral Research” da Huifeng Yun e colleghi, dell’Università dell’Alabama a Birmingham, negli Stati Uniti.

Gli autori hanno utilizzando i dati Medicare relativi al periodo 2005-2018, analizzando in particolare quelli relativi agli individui con dolore radicolare che hanno ricevuto uno o più trattamenti con ESI, abbinandoli in rapporto 1:10 a soggetti che non l’hanno ricevuto, sovrapponibili per età, sesso e mese di diagnosi del dolore radicolare utilizzando il campionamento della densità di esposizione (EDS). Utilizzando un punteggio di propensione ad alta dimensione (HDPS) calcolato sulla base delle 500 principali covariate su più dimensioni dei dati, gli individui ESI e non ESI sono stati abbinati 1:1.

Le fratture sono state identificate utilizzando codici di diagnosi ICD-9/10 validati.

Utilizzando l’EDS sono stati identificati 25.062 pazienti ESI e 221.735 pazienti non ESI che soddisfacevano i criteri di eleggibilità. L’età media era di 76 anni (74% donne).

Tra i soggetti trattati con ESI, si sono verificate 2.296 fratture, corrispondenti a un tasso di incidenza delle fratture (IR) pari a 49,1 (IC al 95%: 47,2-51,2) per 1000 persone/anno.

Per gli individui non trattati con ESI, si sono verificate 11.917 fratture, con IR 35,2 (IC al 95%: 34,5-35,8).

I soggetti che erano stati trattati con ESI avevano un rischio maggiore di frattura nei siti osteoporotici tipici, con HR di 1,39 (IC al 95%: 1,33-1,46) per EDS e 1,32 (IC al 95%: 1,12-1,54) per HDPS, e un rischio maggiore di frattura vertebrale, con HR di 1,54 (IC al 95%: 1,45-1,64) per EDS e 1,69 (IC al 95%: 1,38-2,07) per HDPS.

I pazienti che hanno ricevuto dosi cumulative di ESI maggiori (≥3 in 1 anno) avevano un rischio più elevato di fratture entro i primi 6 mesi di follow-up. L’esposizione all’ESI in soggetti anziani è associata a un aumento del rischio di fratture, il che suggerisce che l’ESI potrebbe avere effetti dannosi duraturi sullo scheletro. Sono necessarie ulteriori ricerche sulle strategie per ridurre il rischio di fratture in questa popolazione.