artrite-radiografia

AR, fattori predittivi ed esiti della terapia nei pazienti difficili da trattare

Scopo di uno studio apparso su “Rheumatology” a prima firma di Ryu Watanabe dell’Università di Osaka, in Giappone, e colleghi era di indagare i fattori predittivi dell’artrite reumatoide difficile da trattare (D2T AR) e valutare l’efficacia dei farmaci biologici antireumatici modificanti la malattia (bDMARD) e degli inibitori della Janus chinasi (JAKi).

Gli autori hanno condotto un’analisi retrospettiva sui dati della coorte ANSWER, che comprendeva 3.623 pazienti AR trattati con bDMARDs o JAKi in Giappone. Di questi, 450 (12,4%) soddisfacevano i primi due criteri della definizione EULAR D2T AR (D2T AR, in breve).

I fattori che contribuivano alla D2T AR includevano l’età superiore a 75 anni (rispetto a quelli inferiori a 65 anni, HR=0,46, IC al 95%: da 0,31 a 0,69), titoli di fattore reumatoide (RF) più elevati (HR=1,005, IC al 95%: da 1,00 a 1,01), indice di attività clinica della malattia più elevato (HR=1,02, IC al 95%: da 1,01 a 1,03), dosaggio inferiore di metotrexato (HR=0,97, IC al 95%: da 0,95 a 0,99) e comorbilità come ipertensione (HR=1,53; IC al 95%: da 1,2 a 1,95) e diabete (HR=1,37; IC al 95%: da 1,09 a 1,73).

Gli anticorpi contro il recettore dell’interleuchina 6 (aIL-6R, HR=0,53; IC al 95%: da 0,37 a 0,75) e JAKi (HR=0,64; IC al 95%: da 0,46 a 0,90) sono risultati associati a un minor numero di interruzioni per inefficacia rispetto agli inibitori del fattore di necrosi tumorale. L’uso di glucocorticoidi orali (HR=1,65; IC al 95%: da 1,11 a 2,47) è risultato associato a un aumento delle interruzioni a causa di tossicità.

L’esordio in età più giovanile, i titoli RF più alti e le comorbilità erano predittivi dello sviluppo di AR D2T. Per la gestione di questa forma “difficile” di malattia, aIL-6R e JAKi hanno mostrato una ritenzione farmacologica superiore.