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Pazienti reumatici: 24 milioni di giornate lavorative perse ogni anno

Dolore e altri sintomi rendono particolarmente difficile per le persone con malattia reumatica lo svolgimento delle attività quotidiane, tra cui andare al lavoro. Silvia Tonolo, presidente dell’Associazione nazionale malati reumatologici spiega:

secondo uno studio condotto da Anmar in collaborazione con la Società italiana di reumatologia (Sir) ed europea (Eular), ogni anno i pazienti reumatici perdono 24 milioni di giornate lavorative. Tutto questo si potrebbe evitare con una diagnosi tempestiva”

“Ritardi nella diagnosi, non solo per fibromialgia o per artrite reumatoide, ma anche per la spondilite anchilosante, sono inaccettabili – sottolinea Tonolo – Ecco perché Anmar lavora con le società scientifiche: obiettivo comune è consentire ai pazienti di arrivare alla diagnosi prima possibile, non solo per raggiungere una migliore qualità di vita, ma anche per evitare tutti i costi indiretti che purtroppo le nostre Regioni non vedono perché si occupano esclusivamente di terapie e ospedalizzazioni”. E aggiunge:

Attualmente abbiamo tutti gli strumenti per dare la possibilità al paziente non solo di arrivare alla diagnosi, ma anche di ottenere una buona qualità di vita. Il problema è che sentiamo parlare sempre e solo di costi”.

Il 60% dei malati reumatologici necessita di aiuto nella vita di tutti i giorni

Le malattie reumatologiche colpiscono gli anziani, ma anche persone giovani nel pieno della loro vita lavorativa, familiare e sociale. Ennio Lubrano di Scorpaniello, vicepresidente della Società italiana di reumatologia ricorda:

Gli studi dimostrano che quasi il 60% dei malati reumatologici necessita di aiuto nella vita di tutti i giorni, ma anche per l’altro 40% che non ha bisogno di assistenza vivere con una malattia reumatologica può essere molto frustrante.”

“Occorre intervenire per tempo perché le malattie reumatologiche sono patologie croniche – prosegue Lubrano di Scorpaniello, che è anche professore aggregato di Reumatologia, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università del Molise – Di conseguenza l’impatto negativo sulla qualità della vita non è una fase temporale, ma purtroppo si protrae per un periodo indefinito. Per questo motivo il percorso di identificazione, diagnosi, cura e trattamento deve essere condiviso con i pazienti: in questo modo è possibile migliorare la qualità della vita di chi è costretto a convivere con una delle oltre 200 malattie reumatologiche registrate in Italia”.