Gravidanza

Osteoporosi gravidica, al via il primo screening nazionale

L’osteoporosi gravidica, una grave sindrome che colpisce le ossa delle donne nel periodo che va dalla gravidanza all’allattamento e che causa la sistematica perdita di massa ossea, favorendo l’insorgenza di fratture da fragilità del rachide e del femore, anche in assenza di traumi, ed incrementando il rischio di fratture successive.

Nella maggior parte dei casi non ci sono sintomi evidenti: ci si accorge della patologia solo quando si avverte un forte dolore alla schiena, determinato da un cedimento vertebrale. Un dolore che però spesso viene genericamente associato alla gravidanza o al parto e per questo la diagnosi è quasi sempre tardiva.

Due studi per la prevenzione primaria e secondaria

L’Osservatorio sulle Fratture da Fragilità (OFF), presieduto dalla professoressa Maria Luisa Brandi, ha proposto il primo screening nazionale che coinvolgerà 3mila volontarie. Le partecipanti nel periodo della gravidanze e dell’allattamento si sottoporranno a valutazine della densità ossea del femore e della colonna vertebrale, oltre che del rischio di frattura.

Lo studio prevede l’impiego di R.E.M.S., tecnologia diagnostica brevettata dalla società Echolight Spa, inserita come best practice nelle Linee Guida ministeriali inter-societarie sulla diagnosi, stratificazione del rischio e continuità assistenziale delle fratture da fragilità.

La professoressa Brandi chiarisce:

abbiamo scelto la Radiofrequency Ecographic multi Spectrometry (REMS) perché è una semplice scansione ecografica che non impiega radiazioni nella valutazione della massa ossea a livello lombare e femorale. Pertanto non comporta alcun tipo di controindicazione in gravidanza. Le donne che aspettano un bambino non possono essere sottoposte a raggi X e non possono, quindi, sostenere l’esame con il densitometro Dexa”.

“Ad oggi – spiega la presidente dell’Osservatorio OFF – non disponiamo di numeri che indichino quanto sia diffusa questa condizione clinica che può anche essere molto severa. Quel che sappiamo è che si tratta di una malattia relativamente rara sulla quale, tuttavia, non sono mai stati condotti studi epidemiologici. Per questo abbiamo deciso di sostenere l’istituzione di un’associazione di pazienti, la MAMOg (mamme con osteoporosi gravidica) con la quale avviare la ricerca. Sono donne alle quali è stata diagnosticata la malattia in maniera tardiva. Hanno lamentato forti dolori che nessuno specialista ha saputo interpretare e poi, dopo o durante il parto, si sono fratturate il femore o la colonna vertebrale. E per questo sono molto determinate”. Aggiunge Brandi:

L’obiettivo che vogliamo raggiungere è duplice: innanzitutto non farle fratturare e in secondo luogo riconoscere la sospetta frattura per tempo. In questo modo, per la donna che ha una frattura in corso, sarà preferibile il parto con taglio cesareo, per evitare il rischio di una seconda frattura. Fondamentali, di conseguenza, sono la prevenzione primaria e secondaria”.

“Abbiamo presentato due studi – aggiunge Brandi – al comitato etico unico di Firenze l’approvazione è attesa a breve. Il primo sarà realizzato con la somministrazione di un questionario alle donne che sono già fratturate e che hanno aderito a MAMOg. Il secondo sarà realizzato in collaborazione con cinque centri ginecologici italiani attraverso un sondaggio riservato alle donne gravide, circa tremila in totale.” E conclude:

Questa indagine consentirà ai ginecologi di intervenire sulle donne che hanno uno score di alto di rischio, per una serie di valutazioni, tra cui quelle che si riferiscono alla vitamina D, all’alimentazione e alla ultrasonografia per valutare la massa ossea a livello lombare e femorale. E se sono pazienti già osteoporotiche, occorrerà prendere decisioni consapevoli sul parto e sull’allattamento, in modo da arginare il problema, per poi passare a terapie farmacologiche.”