Dallo scorso 11 maggio l’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete ha cambiato nome, inserendo al suo interno…

“Il Paese deve garantire pari opportunità di inserimento scolastico, sportivo e lavorativo non solo dei sani, ma anche dei malati cronici”. L’appello arriva da CFU – Italia odv, Comitato Fibromialgici Uniti associazione di volontariato che rappresenta e tutela gli interessi morali e materiali dei soggetti affetti da Sindrome Fibromialgica, EHS (Elettrosensibilitá), MCS (Sensibilità Chimica Multipla), CFS/ME (Sindrome da Fatica Cronica / Encefalomielite Mialgica.
Barbara Suzzi, Presidente di CFU Italia Odv racconta:
di recente abbiamo letto le storie di giovani pazienti ostacolati nei loro progetti da barriere fisiche o burocratiche. Un bambino con sindrome di down ha dovuto lasciare la propria squadra nel passaggio all’agonismo. Una ragazza di 14 anni con un osteosarcoma che le imponeva l’utilizzo di sedia a rotelle, ha dovuto rinunciare a studiare grafica per barriere all’accessibilità degli istituti: ascensore rotto da anni e un montacarichi inutilizzabile”.
Nelle persone con fibromialgia, continua la Presidente, queste avversità sono particolarmente sentite: la società non ha ancora metabolizzato il concetto di ‘accessibilità e inclusione’. Le difficoltà riguardano ogni aspetto della vita. Perdita del lavoro, incompatibilità con le esigenze scolastiche per non parlare di chi ha dovuto abbandonare l’agonismo sportivo.”
In occasione della Giornata mondiale della fibromialgia, celebrata lo scorso 12 maggio, CFU lancia un appello è alle strutture (scuole, luoghi lavoro, centri sportivi) che accolgono persone con malattie croniche o caratterizzate dal dolore: informare gli altri dipendenti dell’impatto della malattia sulla vita professionale della persona, rinforzare le competenze per gestire la complessità delle relazioni tra le persone, applicare ogni adattamento ragionevole per migliorare le condizioni di lavoro e se possibile, creare una rete di supporto.
I soggetti con patologie croniche a lungo termine – ricorda l’associazione – sono spesso giovanissimi e giovani adulti, donne in età fertile e persone con esigenze normali: andare a scuola, lavorare, fare sport. Attività che possono svolgere con supporti e ausili. La presenza di una patologia non deve essere peggiorata da ostacoli burocratici e pregiudizi.