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Realtà virtuale immersiva per la riabilitazione fisica e cognitiva
di Silvia Pogliaghi
Si chiama Cave ed è lo strumento di realtà virtuale immersiva che cura il ‘mild congitive impairment’ oltre a patologie di tipo psicologico come i disturbi d’ansia, le fobie e lo stress. La realtà virtuale immersiva è una delle tante frontiere digitali che si stanno affermando in ambito riabilitazione fisica e cognitiva.
Cave è strutturato come una ‘stanza’ con 4 schermi molto sofisticati e all’interno della stessa vengono simulati degli ambienti tridimensionali, sia interni sia esterni come ad esempio, una casa, un supermercato o un parco. L’utilizzo di un casco immersivo di tipo oculus, che si posiziona davanti agli occhi del paziente, permette di vedere questo mondo tridimensionale. Grazie ad una serie di sensori di posizione che sono inseriti nel casco e nei vari joystick che vengono utilizzati, questo mondo tridimensionale agisce come se il paziente fosse al suo interno. Una sorta di ‘metaverso’ in cui si muove l’avatar del paziente. Così, nel mondo del reale, grazie a questo dispositivo, il paziente riceve una personalizzazione della terapia riabilitativa.
Giuseppe Riva, Direttore del Laboratorio di Tecnologia applicata alle Neuroscienze, presso l’Istituto Auxologico Italiano, spiega:
“In una riabilitazione normale il primo problema è che il paziente tende ad annoiarsi; inoltre, costruire un percorso riabilitativo che sia adattato specificatamente al paziente non è così facile. La realtà virtuale utilizzata in riabilitazione supera entrambe queste difficoltà. Un ulteriore vantaggio per la riabilitazione con RV si ha con l’impiego di sensori che monitorano i movimenti dell’avatar/paziente, i quali sono molto utili per verificare, ed avere dei dati relativi all’avanzamento nella riabilitazione del paziente; ciò permette anche l’adattamento delle difficoltà nell’esercizio, il tutto, in tempo reale. I dati raccolti dai sensori, e allocati su specifici server sicuri, sono oggettivati e vanno a creare degli indicatori con dei valori che diventano veri e propri parametri di riferimento. L’efficacia di questi strumenti di realtà virtuale è documentata da ampia letteratura in materia, con studi controllati e randomizzati”.
“È grazie a questi dispositivi di realtà virtuale – aggiunge Riva – che in Istituto Auxologico stiamo lavorando, in particolare, nell’ambito del leggero deterioramento cognitivo nell’anziano fragile, fornendo una stimolazione di tipo sia motorio sia cognitivo, che consenta un rallentamento del declino delle capacità fisiche e motorie intervenendo precocemente, prima del mild congitive impairment”.
Simulazioni e Digital Twin
Un ulteriore ambito sanitario dove l’uso della realtà virtuale risulta essere d’aiuto è quello nella formazione chirurgica. Il trasferimento di competenze dall’ambiente di addestramento con simulatori alla sala chirurgica forma più velocemente i chirurghi e permette di riprodurre l’intervento senza l’uso di cadaveri.
“Un gemello digitale o ‘digital twin’ del corpo umano o di alcuni suoi organi, – commenta Giuseppe Riva, – rappresenta un’innovazione che permette di mettere in pratica la medicina personalizzata; è anche grazie ai dati del paziente, alla digitalizzazione di cartelle cliniche, alle risonanze magnetiche, alle tac ed altri parametri vitali, uniti a modelli biofisici di realtà virtuale e all’elaborazione degli stessi attraverso l’uso di Intelligenza artificiale, si consente di effettuare simulazioni per ipotizzare l’evoluzione di una data patologia o di verificare l’impatto di un dato farmaco.
Questo è ciò che avviene presso l’Istituto Auxologico Italiano, con il 3D body scanner presente in Istituto. Possiamo infatti costruire un avatar che abbia le specifiche fattezze fisiche del paziente e che lo rappresenti perfettamente. Tale modello realistico del corpo del paziente può essere inserito negli ambienti virtuali dove il soggetto svolge gli esercizi. Inoltre – conclude Riva – uno dei nostri obiettivi è anche quello di associare a questo gemello digitale non solo le informazioni dell’esterno del corpo, ma anche di introdurre le immagini che provengono dalla medicina di imaging”.