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Persistenza dei sintomi da COVID-19 nelle malattie reumatiche autoimmuni

Circa un paziente su quattro con malattie reumatiche autoimmuni sistemiche (SARD) può manifestare sintomi di COVID-19 persistenti nel mese successivo all’esordio. Inoltre, un paziente su 10 riferisce una durata dei sintomi di tre mesi o più. Lo rivela un nuovo studio apparso sulla rivista “RMD Open” a firma di Michael Dilorio del Brigham and Women’s Hospital a Boston, negli Stati Uniti, e colleghi.

I ricercatori hanno analizzato i dati di un sondaggio sui vaccini condotto dall’Alleanza Reumatologica Globale COVID-19: ai partecipanti è stato chiesto di riferire la gravità e la durata dei sintomi di malattia, oltre ai dati sociodemografici e clinici.

Ha completato l’indagine un totale di 11.415 pazienti provenienti da 102 Paesi, 497 dei quali hanno riferito una diagnosi di COVID-19 confermata dal test. Dopo aver escluso i pazienti senza una durata nota dei sintomi, la coorte dello studio comprendeva 441 pazienti. L’età media era di 48,2±12,6 anni, l’83,7% erano donne e la maggior parte degli intervistati viveva nelle Americhe (63,2%) o in Europa (30,5%).

Le diagnosi più comuni di SARD erano artrite reumatoide (39,5%), lupus (15,6%), miosite infiammatoria (11,6%) e sindrome di Sjögren (11,6%). La maggior parte dei pazienti (82,0%) ha riferito di assumere almeno un farmaco antireumatico modificante la malattia (DMARD) al momento dell’indagine. Le comorbilità più comuni erano ipertensione (26,5%), obesità (23,1%) e malattie polmonari (18,1%).

La durata mediana dei sintomi COVID-19 è risultata di 15 giorni. Un totale di 107 (24,2%) pazienti ha avuto sintomi prolungati per 28 o più giorni. Inoltre, 42 (9,8%) pazienti hanno riportato sintomi persistenti per 90 giorni o più.

Rispetto ai pazienti con una durata dei sintomi inferiore a 28 giorni, quelli con sintomi di 28 giorni o più avevano maggiori probabilità di riferire che la COVID-19 ostacolava le loro attività quotidiane (odds ratio [aOR] aggiustato per l’età: 4,02; IC al 95%: 2,31-7,31) durante la fase acuta. L’ospedalizzazione per COVID-19 è risultata inoltre associata a un aumento significativo delle probabilità di sintomi prolungati (OR: 6,49; IC al 95%: 3,03-14,1).

I pazienti con insorgenza di COVID-19 tra gennaio e luglio 2021 avevano minori probabilità di durata prolungata dei sintomi rispetto a quelli con insorgenza a giugno 2020 o prima (aOR: 0,42; IC al 95%: 0,21-0,81). Ulteriori correlazioni di sintomi prolungati includevano un maggior numero di comorbilità (aOR: 1,11; IC al 95%: 1,02-1,21) e una diagnosi di osteoartrosi (aOR, 2,11; IC al 95%: 1,01-4,27).