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Una fotografia del dolore cronico moderato in Italia

Due diverse survey fanno il punto sul trattamento a base di oppiacei

Dolore acuto o dolore cronico grave: sono queste le due aree terapeutiche su cui si è concentrata negli ultimi anni l’attenzione dei terapisti del dolore e della relativa comunicazione al pubblico. A ricordare quanto può essere invalidante anche il dolore cronico di grado moderato arrivano ora due diverse indagini, entrambe condotte sul territorio nazionale con il contributo incondizionato di Sandoz: “Il dolore cronico moderato nel paziente anziano”, realizzata da Fondazione Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere) in collaborazione con ELMA Research, e “Il dolore cronico moderato” realizzata dalla Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI).

L’indagine di Onda verteva sulla gestione del dolore cronico moderato nel paziente anziano da parte dei geriatri che operano nelle RSA o altre strutture ospedaliere e ambulatoriali. Ne è emerso un quadro epidemiologico dai numeri importanti: più del 50% dei pazienti anziani soffre di dolore cronico. La maggior parte dei geriatri prescrive terapie a base di oppiacei. Tra le diverse opzioni, il cerotto transdermico a base di buprenorfina viene valutato in modo positivo dal 78% del campione. Apprezzati soprattutto la maneggevolezza (73%) il rilascio prolungato (29%) e la tollerabilità (16%), nonché la possibilità di prescriverlo ai pazienti con problemi di deglutizione (43%) o con deficit comportamentali (7%).

“Sul fronte della scelta terapeutica, è stato evidenziato come i geriatri riconoscano negli oppioidi quella più appropriata. Tuttavia, nella pratica clinica, esiste ancora un gap importante nel loro utilizzo”, ha commentato Nicoletta Orthmann, Coordinatore medico-scientifico di Fondazione Onda. “Va ricordato che l’anziano è particolarmente esposto al rischio di sottodiagnosi e sottotrattamento a cui concorrono la complessità clinica, connotata da fragilità e polipatologia e fattori socioculturali”.

Il ruolo cruciale degli oppiacei è emerso anche dalla survey di SIAARTI, condotta interpellando 1129 specialisti del dolore.

“Dall’indagine emerge innanzitutto un dato significativo su chi accede agli ambulatori di terapia del dolore italiani: si tratta di persone intorno ai 60-70 anni e che nel 50 per cento dei casi soffre di dolore cronico; sono principalmente donne, e per 8 su 10 la causa è rappresentata da lombalgie, artralgie o dolori cervicali”, ha affermato Mattia Consalvo, professore associato in Anestesia, Rianimazione e Medicina del dolore presso l’Università La Sapienza di Roma. “Questo perché, rispetto al passato, le professioni più svolte sono di tipo impiegatizio, e prevedono diverse ore seduti alla scrivania. In passato, quando le professioni più comuni erano di tipo fisico, vedevamo solo la lombalgia come principale causa di dolore cronico. Un altro aspetto fondamentale riguarda le modalità di gestione del paziente, cercando di arrivare a un vero e proprio percorso terapeutico virtuoso. Su questo fronte, la cartella clinica elettronica può rappresentare un importante strumento, in grado di fornire statistiche complete per un miglioramento costante delle terapie”.