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Dolore cronico, una buona legge e ancora molto lavoro da fare

Sono passati nove anni dall’entrata in vigore della legge 38/2010 sull’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore e in Italia c’è ancora molta strada da fare per un contrasto efficace a un problema sanitario che ha enormi costi umani e sociali.

Il quadro della situazione è stato tracciato a Milano in occasione dell’evento “Science of relief. Il dolore come 5° segno vitale: un paradigma ancora attuale?”, organizzato da Grunenthal Italia.

Rappresentanti delle istituzioni si sono confrontati con esponenti delle società scientifiche, clinici e rappresentanti dei pazienti.

Sono emerse luci e ombre dell’applicazione della Legge 38/2010, che ha certamente avviato un processo importante per la costituzione di reti di assistenza, che però non sono omogenee nelle regioni italiane e soffrono per importanti carenze, a cominciare dalla mancanza di personale medico specializzato.
“Gli effetti del dolore cronico sulla società sono molto importanti – afferma Giustino Varrassi del World institute of pain (Usa) – I responsabili politici dovrebbero preoccuparsi di più di questo argomento, se non altro per evitare l’enorme impatto economico sui sistemi di assistenza sanitaria dei pazienti con dolore e prevenire sofferenze inutili”.

Italo Penco, del Centro di Cure Palliative Fondazione Sanità e ricerca di Roma, ha sottolineato come ci siano ancora troppi pazienti terminali trattati in strutture ospedaliere. “In Italia prevale ancora la mortalità in ospedale a testimonianza di un insufficiente sviluppo delle alternative offerte dalle Reti Locali di Cure Palliative. In Italia sono 300/400mila i pazienti che necessitano di cure palliative; di questi il 60% soffre di una patologia non-oncologica, un dato che ribalta il vecchio scenario alle cure palliative. Il 55% dei pazienti ha necessità di cure di base, cioè di un approccio che se ben erogato permetterebbe al medico di intercettare i bisogni del paziente”.

Il problema coinvolge direttamente anche la Medicina Generale, come evidenzia Alberto Magni della SIMG (Società Italiana di Medicina Generale): “Stiamo promuovendo due progetti di formazione che hanno come obiettivo quello di formare Medici di Medicina Generale con particolare interesse per Cure Palliative e Medicina del Dolore. Il focus principale è l’identificazione degli assistiti con bisogni di cure palliative al fine di garantire un intervento precoce. Per quanto riguarda la Medicina del Dolore il progetto di formazione ha come obiettivo quello di tipizzare il dolore, misurarne le dimensioni e l’impatto sulla qualità della vita e di prescrivere una terapia appropriata e coerente al tipo di dolore”.

Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva aggiunge: “Anche se abbiamo una legge che il mondo ci invidia, molto ancora resta da fare. Con il programma del nostro Tribunale per i diritti del malato IN-DOLORE abbiamo lavorato per fotografare cosa succede nelle strutture ospedaliere, per spingerle a misurarsi e migliorarsi costantemente, e proseguiremo nell’attività di monitoraggio e nella “operazione trasparenza” dell’impegno di ciascuna struttura ospedaliera. Negli ultimi 3 anni, come componenti del Comitato tecnico sanitario del Ministero della Salute abbiamo sottolineato ai diversi stakeholder la necessità e l’urgenza di superare gli ostacoli ancora presenti”.