I pazienti affetti da sclerodermia (SSc), compresi gli uomini e le donne più giovani, hanno una densità minerale ossea (BMD) più bassa rispetto alla…
Bifosfonati per il trattamento dell’osteoporosi postmenopausale
Una sintesi delle raccomandazioni in un articolo di “JAMA”
Nelle pazienti con osteoporosi postmenopausale, i bifosfonati dovrebbero essere somministrati come trattamento farmacologico di prima linea. È questa, in sintesi, la raccomandazione pubblicata su “JAMA” da Kristine Ensrud, dell’Università del Minnesota a Minneapolis e colleghi di altri istituti di ricerca statunitensi.
Secondo l’articolo, i medici dovrebbero iniziare la terapia farmacologica nelle donne in postmenopausa con osteoporosi che hanno una densità minerale dell’anca o della colonna vertebrale inferiore o uguale a -2,5 o una storia personale di frattura da fragilità.
Gli autori raccomandano un trattamento iniziale di alendronato alla dose di 70 mg a settimana o risedronato 35 mg a settimana o 150 mg al mese. Come trattamento iniziale facoltativo, i medici devono prendere in considerazione zoledronato per via endovenosa (5 mg ogni 12 mesi) per eliminare il rischio di effetti avversi gastrointestinali e per garantire l’aderenza al trattamento.
In caso di dubbi su gravi danni causati dai bifosfonati orali, i ricercatori consigliano di considerare la salute orale del paziente prima dell’inizio della terapia. Inoltre, i medici possono limitare il periodo di trattamento iniziale a non più di cinque anni, rivalutando se riprendere il trattamento da due a tre anni dopo l’interruzione iniziale.
Per i pazienti con controindicazioni o intolleranza ai bifosfonati, sono disponibili farmaci antiriassorbitivi alternativi. Denosumab a somministrazione sottocutanea (60 mg ogni sei mesi), per esempio, può ridurre le fratture vertebrali e non vertebrali e può essere usato se la clearance della creatinina è inferiore a 30-35 ml/min; tuttavia, ha un costo elevato e richiede iniezioni ogni sei mesi.
“Grazie alla loro efficacia nella prevenzione delle fratture, alla disponibilità di dati di sicurezza a lungo termine e al vantaggio in termini di costi rispetto a molti altri agenti farmacologici, i bifosfonati rimangono il trattamento farmacologico di prima linea per l’osteoporosi postmenopausale”, concludono Ensrud e colleghi.