Anziano fragile. Chirurgia innovativa per la rizoartrosi

Dario Perugia, intervistato al convegno su L’anziano fragile, descrive la tecnica chirurgica che ha messo a punto con il prof. Bufalini per la cura della rizoartrosi. Un intervento più conservativo che si sta diffondendo con sucesso in diversi altri paesi del mondo.

La rizoartrosi o artrosi trapezio-metacarpale è una patologia molto frequente soprattutto nel sesso femminile nelle donne in età post-menopausale, si pensa che una donna su tre presenta questa patologia a livello della mano che però non è sempre sintomatica, quando invece è sintomatica rappresenta un grosso problema perché riduce la forza di presa della mano, l’opposizione del pollice, che poi di fatto è il movimento che distingue la specie umana dalle altre specie animali. Quando è in fase avanzata è molto invalidante e può essere trattata in vari modi, da un trattamento conservativo con fisioterapia o infiltrazioni con cortisonici o con acido ialuronico fino al trattamento chirurgico.

Le tecniche chirurgiche in uso da molto tempo prevedono tutte un intervento abbastanza demolitivo che comporta l’asportazione di una delle due ossa che partecipa a questa articolazione che è il trapezio. Personalmente insieme al professor Bufalini noto chirurgo della mano di Firenze ho messo a punto l’unica tecnica per ora esistente al mondo che non prevede l’asportazione di questo osso, ma che salvaguarda l’articolazione attraverso l’utilizzo di un tendine che riesce a in qualche modo a riaprire lo spazio di questa articolazione.

Poiché si tratta di una patologia artrosica questa tecnica riesce a ridurre l’artrosi attraverso la riduzione della sub lussazione di questa articolazione. È una tecnica che posso dire con grande soddisfazione è stata ripresa anche da molti colleghi negli Stati Uniti, nel Sud-Est asiatico, in Germania. La tecnica che prende il nostro nome sta diventando molto utilizzata in gran parte del mondo.

Per quanto riguarda la chirurgia della mano è importante ricordare che i risultati possono essere valutati a un minimo di cinque anni di distanza e devo dire che sta per uscire un nostro lavoro con un follw up dei pazienti a 8 anni dall’intervento.

Lo studio dice che se l’indicazione è corretta i risultati vengono mantenuti nel corso del tempo.